"I am happy!"
- Mary J
- Sep 10, 2022
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"I am happy!" disse la mia studentessa Carla alla fine del nostro corso intensivo. Questa signora di 67 anni non aveva la minima fiducia nelle sue capacità. Non pensava minimamente di poter imparare l'Inglese per via della sua memoria corta e originale stile di apprendimento, che le aveva dato difficoltà per tutta la vita. Nondimeno aveva questo grande desiderio di riuscire, e mi ha chiesto aiuto.
Il momento della "diagnosi" didattica è particolare. In Inglese lo si potrebbe definire "thrilling". In quel momento ci si affaccia nell'ignoto, ovvero nella la mente di una persona sconosciuta. Bisogna dare un pronostico e fare una promessa con pochi dati a disposizione. A me piacciono le sfide e ho accettato. Ho finito per imparare moltissimo da questa studentessa di età matura ma dalle insicurezze di una ragazza.
La mia più grande scoperta è stata che le credenze negative sulle sue capacità erano basate sulle sue esperienze di apprendimento, piuttosto che su una oggettiva consapevolezza dei suoi processi mentali. Come molti di noi, nella sua vita aveva incontrato insegnanti che non l'avevano capita. Spesso le nostre speranze rimangono intrappolate dietro una condanna che ha la forma di un giudizio scolastico. Le scoperte moderne sull'apprendimento ci confermano che questi metodi sono infondati e deleteri. In parole povere, sono tutte baggianate.
Quanti insegnanti si fermano, tacciono e ascoltano lo studente con attenzione? Quanti insegnanti studiano lo studente prima di offrirgli informazioni nuove, prima di sottoporlo allo scomodissimo e delicato processo di provare a fare qualcosa di nuovo? Quanti insegnanti cambiano il proprio metodo e la propria lezione in base a come sta lo studente che hanno davanti giorno dopo giorno, coscienti che lo stato mentale è mutevole ed influenza la ricezione e la performance?
Pochi. Troppo pochi. Solo questi però meritano il titolo di insegnanti, secondo la mia opinione. Qualcuno potrebbe non essere d'accordo o reputare questo approccio all'insegnamento inutile. Invito tutti a guardare gli effetti dell'insegnamento, per poter giudicare bene: a chi piace imparare? Quanti ragazzi credono nelle proprie capacità? Quanti non si scoraggiano di fronte al fallimento? Quanti sviluppano un metodo di studio? Quanti, di fronte a difficoltà di apprendimento, non giudicano male se stessi, ma analizzano la propria performance? Quanti stimano e amano la scuola? Quanti la continuano serenamente? Pochi. Troppo pochi.
Me inclusa. Avendo avuto insegnanti che non mi hanno mai aiutato a incontrarmi, ho dovuto imparare da sola. La prima cosa che ho dovuto imparare, con grande difficoltà, era che non ero stupida. Idem questa signora a cui ho avuto l'onore di insegnare l'Inglese. Ha iniziato il corso in una nuvola di sentimenti negativi verso se stessa, e l'ha finito in serenità e speranza, e ora frequenta un corso di aggiornamento professionale in Inglese.






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